UNVAGUE.
Dal latino vagus, ovvero vagante, errante, vagabondo, libero. Dovresti pronunciarlo anvag, ma se ti viene unvog va bene lo stesso.
Ma cosa significa esattamente?
Vagare, girovagare, divagare: in pratica, girare attorno a qualcosa senza meta. O fare di tutto per cambiarla, se apprezzi la novelle vague. Con la forza e l’energia di una nuova, brillante ondata.
Puoi pensare quello che vuoi, basta che questo nome ti rimanga ben impresso.
Ci siamo appena conosciuti, è vero, ma vorremmo essere indimenticabili.
Prima di dirti chi siamo, però, vogliamo raccontarti cosa siamo.
Innanzitutto, questo è un magazine, che si affianca – e al contempo si affranca – ad UNVAGUE, e-market di abiti e accessori vintage e second-hand nato da oltre vent’anni di esperienza nel mondo della moda e della fotografia.
Una forma di commercio antica, che in questo nuovo habitat digitale dimentica la sua fisionomia sociale e il suo autentico folklore, privandosi di chiacchiere e animate discussioni.
(Anche) per questo nasce UNVAGUE MAGAZINE, l'oggetto attraverso il quale vogliamo costruire e alimentare un dialogo con il nostro pubblico. che immaginiamo curioso, creativo, aperto al confronto e al diverso, capace di vivere agli estremi e nel mezzo.
Insomma, quella che attribuiamo al nostro lettore ideale è un’identità flessibile e in divenire: proprio come siamo noi, che ci nutriamo di libertà e contaminazione.
Anche se il nostro punto di partenza è la moda – quella un po’ folle e visionaria che ha a che fare con l'arte, più che lo status – faremo del divagare (!) il nostro metodo privilegiato, trattando ogni tema da molteplici prospettive.
Mentre l’e-commerce (o come preferiamo chiamarlo noi, eco-commerce) ti permetterà di scovare pezzi unici con il quale rinnovare il tuo stile,
in questo spazio parleremo di artisti e idee che,
prima di diventare mode e tendenze, sono riuscite a stupire, sorprendere e sconvolgere.
Ti condurremo dietro le quinte dell’industria, in un viaggio nella mente dei pionieri di questo mondo. Dialogheremo di storia e di costume, contempleremo le infinite sfumature del bello, dell’io e dell’espressione individuale.
Tante cose, per un brand che vende abiti e accessori.
Ma diciamocelo chiaramente: per noi, l’atto di indossare non ha nulla a che fare con la vanità, ma è piuttosto un modo di comunicarci gli uni agli altri. Una minuziosa operazione quotidiana che, strato dopo strato, trasforma l’astratto in concreto e la sostanza in forma, mettendo in scena valori collettivi e individuali.
Ed è proprio questa idea di progressiva costruzione del senso a guidare l’indirizzo del magazine, senza la pretesa di offrire verità assolute, ma solo riflessioni, a volte persino in contrasto tra loro.
Come scoprirai nel tempo, infatti, nella nostra visione del mondo non c’è spazio per i giudizi definitivi, perché siamo vasti, conteniamo moltitudini. (1)
In altre parole, abbiamo il diritto di cambiare idea.
Solo così possiamo fare pace con la nostra anima inquieta, e salire ogni volta un po’ più in alto, dove la vista è ampia e l’aria tersa. E dove si pensa meglio, perché lontani dal chiasso quotidiano.
Se vuoi accompagnarci in questa lenta salita verso nuove altitudini – e abitudini – dobbiamo prima fare un patto:
rifuggi dagli spazi stretti e angusti. Lascia a terra le etichette, scrollati di dosso i pregiudizi e, soprattutto, prendi tutto ciò che ti raccontiamo con la giusta dose di leggerezza. Che “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto". (2)
Benvenut* su UNVAGUE MAGAZINE. Questo è anche il tuo spazio.
Qui, puoi essere tutto ciò che vuoi.
Team UNVAGUE
(1) Walt Whitman, Song of Myself 51
(2) Italo Calvino, Lezioni Americane